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al testo di Vincent Darlovsky
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A un giorno dall’accaduto, Nadine si è avvicinata mentre Corinna si trovava in bagno a pulire i sanitari e mi ha bisbigliato che avremmo dovuto chiarirci. Quando mia moglie è uscita dal cesso, ho detto che stavo per andare a comprare l’acqua minerale. Nadine, che era lì davanti, ha colto l’occasione e mi ha chiesto con disinvoltura un passaggio al supermercato perché doveva fare la spesa. In macchina ha cominciato lei a parlarne: aveva delle difficoltà ad accettare l’idea che -seppure in uno stato di ebbrezza- avesse tradito sua sorella. Ho cercato di sdrammatizzare cambiando discorso e le ho chiesto che cosa dovesse comprare al supermercato. Non sono riuscito però a distrarla dalle preoccupazioni. Mi sono poi limitato ad accennare ai postumi dell’inciucio: mi ero infatti masturbato un paio di volte pensando a quello che era successo la sera precedente in bagno mentre lei vomitava nel water. Ma Nadine sembrava non sentire quello che le stavo dicendo. Tuttavia, guardandola di sottecchi, ho avuto l’impressione che facesse finta di non ascoltare. È probabile che giudicasse paradossale il fatto che, nonostante io stessi con la sorella di sei anni più giovane di lei, preferissi gli odori e il corpo di una 54enne nemmeno tanto in forma. Dopo aver fatto la spesa, però, si è detta disposta a mantenere il riserbo sulla cosa e abbiamo pensato di ripercorrere per l’ultima volta le “tappe” della tresca. Siamo usciti dal parcheggio del supermercato e abbiamo imboccato una strada sterrata che porta sul retro. Da lì ci siamo inoltrati in mezzo ai campi. Ho fermato la macchina dove gli arbusti e l’erba erano alti sui lati della carreggiata. Era l’ora del crepuscolo. Ho spento il motore e ho guardato a destra. Nadine si era allungata sul sedile. Si era alzata la gonna ed aveva aggraffato con le mani l’elastico della mutandina nel tentativo di tirarla giù |
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